Rod Stewart: sui giovani d’oggi ci scatarra su
Ormai andiamo poco ai concerti, almeno, a quelli piccoli, ma se dopo tanti anni viene a Milano uno come Rod Stewart ti alzi dal letto pure con la febbre per non perdertelo.
Comunque noi non avevamo nessuna febbre e ci siamo andati di corsa!
Non siamo mai stati grandi fan di Rod, dobbiamo ammetterlo. Conoscevamo i brani più famosi ma non tutto il repertorio, eppure uno come Rod ti conquista, anche se non hai mai sentito una sua canzone. Perché è questo che fa un grande artista: non ti fa distrarre, non ti fa stare al cellulare, non ti fa uscire per andare a fumare, non ti fa annoiare, mai, neanche un minuto.
No, non ci sono più artisti così, è inutile che ce la raccontiamo. Rod è un settantatreenne che fa mangiare la polvere a ogni ventenne in circolazione. Siamo già dei nostalgici, nonostante io, per esempio, abbia solo trentaquattro anni! Non oso immaginare come viva un sessantenne la situazione della musica di oggi, povero lui.
Rod balla, è ancora sinuoso, la voce ha un po’ risentito della brutta operazione cui si è dovuto sottoporre, ma ragazzi, che carisma, che verve, che groove.
Il concerto di Sir Stewart è stato un vero e proprio spettacolo, sembrava di essere a Las Vegas. Luci, megaschermi, colori, energia, calore, frenesia, palloncini, gran fighe con la minigonna, fiere di essere fighe con la minigonna -perché Rod non ha smesso e non smetterà mai di circondarsi di gran belle donne.
Ma le coriste mica le sceglie solo perché sono bellissime! Memorabile il momento in cui una delle sue cantanti ha intonato Proud Mary dei Creedence senza farci rimpiangere Tina Turner. Un momento davvero rock, davvero unico, impossibile stare fermi!
Rod ha suonato soltanto un’ora e mezza, pare avesse un aereo ad attenderlo, ma non sono mancati brani come First Cut Is The Deepest, Rhythm Of My Heart, I Don’t Want To Talk About It o Sailing Baby Jane e Da Ya Think I’m Sexy?, brano con cui ovviamente ha chiuso il live.
Insomma, Rod sui giovani d’oggi ci scatarra su, come cantava il nostrano Manuel Agnelli.
Ancora cento di questi giorni, Rod!