Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio
Ero piena di dubbi e paure. Dopo aver vissuto qualche mese a Londra, a vent’anni, tornai a vivere a Milano. Ero depressa. Non avevo obiettivi. La mia adolescenza è stata difficile. Mi mancava qualcosa. Mi è sempre mancato qualcosa.
Ho trovato un lavoro qualunque, e poi ho preso coraggio e l’ho mollato, nonostante fosse a tempo indeterminato. Ho ripreso a studiare. Scelsi Filosofia alla Statale di Milano. Nel frattempo avevo cominciato a lavorare come giornalista. Ero un animale notturno, frequentavo concerti e locali. Iniziai a scrivere recensioni di dischi e di live. Incontrai alcuni dei miei miti, e scoprii che a volte è meglio non farlo… Poi cominciai a scrivere anche d’arte, altra mia grande passione.
Avevo capito cosa volevo fare: dovevo scrivere. Ho riaperto i miei venti “diari segreti” e ho scritto un romanzo. Poi l’ho messo nel cassetto.
Anni dopo ho pubblicato due romanzi, ho vinto qualche piccolo premio letterario. La prefazione del mio secondo romanzo l’ha scritta Andrea Pinketts… quanto ci manca. Ogni tanto vado a trovarlo al Cimitero Monumentale.
Un giorno mi chiese: “Ma come fai a non bere?” Da buon alcolizzato al quale avevano detto che avrebbe dovuto smettere, non si capacitava del fatto che fossi lucida da tredici anni. Gli risposi: “E secondo te perché ho iniziato a meditare?”. Ci guardammo negli occhi e scoppiammo a ridere, lui con quella sua risata che faceva girare tutti, ma proprio tutti.
Poi mi ha come investito un camion: ho incontrato la mindfulness e lo yoga e la mia vita è cambiata per sempre. Ho sempre sofferto d’ansia. In passato ho avuto ossesioni e pensieri intrusivi talmente forti da farmi finire al Pronto Soccorso. E poi eccola lì la soluzione: meditare. Dopo anni di autodistruzione, dieci anni di psicofarmaci e quindici di analisi, avevo trovato la mia strada: scrivere e meditare e studiare e divulgare e insegnare. Perché quando scopri qualcosa che può aiutare anche gli altri, viene naturale condividerlo, provare a dare una mano, fare la differenza.
E ora ho finito di scrivere un nuovo romanzo e un saggio. Quest’ultimo è frutto di un 2024 da dimenticare sotto l’aspetto sentimentale, familiare, personale. È successo di tutto, è crollato tutto, ma sono ancora qui, e ne ho cavato fuori qualcosa di buono, spero.
E ora avrò anche l’onore di scrivere un libricino che uscirà in allegato con il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport, e non vedo l’ora di poterne annunciare l’uscita.
Se da giovane mi avessero detto che sarei finita a insegnare, a scrivere libri per le più grandi case editrici, non ci avrei mai creduto. E sono riuscita a farlo pur non essendo nessuno, senza essere figlia di papà, senza conoscenze, senza spinte o raccomandazioni.
Non so cosa ne sarà della mia vita. D’altronde, nessuno lo può sapere. A volte è dura. Ho poche certezze, ma una di queste è che devo continuare su questa strada. Forse non è poco; forse, in fondo, è già tutto.
“Ho sempre tentato.
Ho sempre fallito.
Non discutere.
Prova ancora.
Fallisci ancora.
Fallisci meglio“.
Samuel Beckett
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