Il mio percorso con l’approccio psicoterapico EMDR
Tempo fa ho intrapreso un cammino, quello dell’EMDR (eyes movement desensitation and reprocessing), un approccio psicoterapico interattivo e standardizzato, scientificamente comprovato da più di 44 studi randomizzati controllati condotti su pazienti traumatizzati e documentato in centinaia di pubblicazioni che ne riportano l’efficacia nel trattamento di numerose psicopatologie inclusi la depressione, l’ansia, le fobie, il lutto acuto, i sintomi somatici e le dipendenze.
E come me l’hanno intrapreso molte altre persone, per esempio Chiara Ferragni, che proprio nei giorni scorsi ha dichiarato pubblicamente di aver iniziato questo tipo di terapia per superare un trauma del passato che condizionava ancora la sua vita presente.
Riguardo l’EMDR posso ben dire la famosa frase: mi ha cambiato la vita. Mi ha aiutato a conoscermi, a guardare nel profondo di me stessa. Ho stilato una lista di traumi e ho iniziato ad affrontarli uno per uno con la mia terapeuta.
Il metodo consiste nel visualizzare il ricordo che è ancora disturbante, si torna lì con la mente, e mentre ci si pensa, il terapeuta muove due dita davanti ai nostri occhi. Non si deve fare altro che seguire con lo sguardo le dita e vedere cosa succede, che tipo di emozioni e pensieri affiorano, e poi parlarne al terapeuta. Si possono usare anche altri metodi di stimolazione dei due emisferi del cervello, l’importante è che siano in grado di favorire la comunicazione tra i due.
L’EMDR si sta rivelando un metodo efficace per desensibilizzare e rielaborare i traumi, capace di creare nuove connessioni neurali nel cervello; metodo che è stato usato anche per i terremotati in Abruzzo e per le persone coinvolte nel cedimento del ponte di Genova.
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