David Lachapelle: la rockstar
Regista, fotografo. David Lachapelle è considerato un genio nei campi artistici dove ha messo mano. Surrealista, pazzo, barocco. Criticato, adorato, amato. Lui è tutto questo e molto altro ancora. Ha fotografato una miriade di celebrità durante la sua carriera (Courtney Love, Pamela Anderson, Angelina Jolie, Madonna, Tupac Shakur, Elizabeth Taylor, Uma Thurman, Marilyn Manson, Paris Hilton, sono solo alcuni). Ha girato videoclip per cantanti del calibro di Amy Winehouse (Tears Dry On Their Own), Moby (Natural Blues), Elton John (vari), Whitney Houston (Try It On My Own), Christina Aguilera feat. Lil’Kim (Can’t Hold Us Down) e tantissimi altri. Ora Lachapelle è approdato a Milano con una mostra che ha stupito tutti. La Galleria d’arte Robilant+Voena di Londra ha trovato il suo spazio anche qui in Italia, in Via Fontana 16 e ha voluto fare le cose in grande, presentando la mostra “Earth Laughs in Flowers” (in contemporanea nella capitale inglese) di questo artista a dir poco eclettico.
Un Lachapelle come non lo avete mai visto. Dieci foto incredibili, di circa cm 180 x 130, in contrasto con l’arte antica circostante presente in Galleria. La natura in tutto il suo splendore. Rigogliosa, ammaliante, vivace. Vasi di fiori che esplodono di colori. Immagini in cui si scovano nuovi dettagli ad ogni battito di ciglia. Assorbenti, farmaci e carta igienica in “Deathless winter flower”. Vagine, barbie e banane “The Lover Flower”. L’american flag che prende fuoco tra pasticcini e palloncini a festa, “America Flower”. Maschere, frutta e decine di ritagli di riviste di teen/pop-idol in “Springtime flower”. E poi telefonini, sigarette, teschi, bicchieri rotti pieni d’alcool. Le nuove foto di David sembrano dei dipinti di secoli fa. Delle nature morte contemporanee immerse tra i simboli di questa malata società moderna.
David durante l’inaugurazione mi ha detto di essersi interessato al rapporto che l’uomo ha con la natura nella società odierna, del come l’individuo vive il suo rapporto con la madre terra:
“Noi siamo parte della natura e connessi con essa, nonostante tutto. Ho voluto celebrare questo rapporto che andrebbe recuperato, dato che viviamo in questo tipo di società. Ho iniziato a lavorare a questo progetto circa tre anni fa ma l’idea è nata nel 2007, quando ho smesso di ritrarre le celebrità. Cosa che non ho più intenzione di fare. Quello che mi affascina oggi è altro. Non c’è un qualcosa in particolare che mi ha ispirato. Ho solo iniziato a pensare che l’essere umano vive un po’ troppo al di fuori del suo vero habitat naturale e che ciò andrebbe riscoperto. Questo è un mio vero e proprio omaggio alla natura, circondata e soverchiata da tutto ciò che fa parte delle nostre vite di tutti i giorni.”
Lachapelle, durante la presentazione della sua mostra, è stato letteralmente preso d’assalto. Accolto come una rock star al quale tutti hanno chiesto almeno un autografo se non una foto al suo fianco. Mai viste cose del genere a un vernissage. L’artista si è dimostrato molto aperto e disponibile con tutti e ha anche intonato qualche canzone dell’ultimo disco di Adele, “21”, album che era in sottofondo in galleria. I suoi lavori hanno letteralmente affascinato tutti i presenti e crediamo che molte delle sue foto verranno sicuramente vendute a qualche collezionista e appassionato.
David ha voluto provare a intraprendere un nuovo percorso artistico. Ha vissuto nei fasti del mondo delle celebrità per anni. Ha conosciuto quella realtà da vicino e probabilmente, anche un animo come il suo, a un certo punto ha iniziato a porsi delle domande più serie, esistenziali. Lachapelle ha voluto recuperare il suo rapporto con la natura, la vita, immaginando un mondo i cui fiori sono il riso della terra, prendendo ispirazione dal Poema “Hamatreya” di Ralph Waldo Emerson, filosofo e scrittore americano vissuto nell’800. Fiori splendenti che ci rammentano però la caducità della vita. Perché ognuno di noi, alla fine, tornerà a far parte della terra. La bellezza appassirà e con essa le nostre stesse esistenze. Fotografie che ricordano che siamo qui solo di passaggio e che la morte presto o tardi verrà a rapirci per riportarci in qualche non luogo, probabilmente a casa, una volta per tutte.
Articolo tratto da Artslife