Intervista a Dejanira per il quotidiano “La Voce dei Navigli”
Dejanira Bada, scrittrice, giornalista, insegnate di Yoga e appassionata di viaggi. Ci siamo incontrate dopo la pubblicazione del suo ultimo libro “Storia di un uomo vescica” ed. Villaggio Maori.
Dejanira è una giovane donna, piena di energie e progetti, una donna carismatica che con passione e determinazione porta avanti iniziative che uniscono le sue passioni, con un occhio di riguardo verso il volontariato.
Durante la nostra chiacchierata abbiamo parlato di vita, di lavoro, di ideali, cercando di conoscere meglio il suo percorso personale oltre che quello di scrittrice, prendendo spunto dalla sua ultima pubblicazione.
Nel tuo ultimo libro “Storia di un uomo vescica” parli di ipocondria, di traumi, di paure che inglobano il protagonista. Ti sei ispirata a qualche storia reale?Mi sono ispirata alle storie di molti, alla mia, perché quasi ognuno di noi ha subìto qualche trauma nel corso della vita. Tutti siamo pieni di paure, e tutti cerchiamo di nascondere i nostri timori agli altri e soprattutto a noi stessi.
La prefazione è del defunto Pinketts, in che rapporto eravate durante la sua vita? Ci racconti dei vostri incontri? Che cosa ti piaceva maggiormente di lui?L’ho conosciuto sette anni fa. Abbiamo partecipato insieme al programma di una web radio. Da lì abbiamo iniziato a vederci, a sentirci, e un giorno trovai il coraggio di fargli leggere il mio primo romanzo. Gli piacque molto, e da quel giorno mi ha sempre appoggiato. Bastava passare a Le Trottoir per incontrarlo e farci due chiacchiere. Oppure si andava a sentirlo presentare qualche libro. Aiutava tanti scrittori emergenti, ci metteva il cuore. Di lui mi piaceva la sincerità, la simpatia, l’intelligenza, l’immensa umanità, e la sua inconfondibile risata!
Ti ha dato consigli sui tuoi libri in passato?Mai. Li leggeva e basta, e se gli piacevano, cercava di darti una mano a promuoverli, a farli conoscere. Solo durante la presentazione del mio primo romanzo, mentre ne parlava, scoprii cosa gli era piaciuto e perché. E per il secondo, -oltre ad aver scritto la prefazione- avrebbe voluto tanto che entrasse a far parte di una collana da lui firmata e accompagnarmi in giro a presentarlo. Si era proprio appassionato dell’uomo vescica! Ma poi purtroppo è venuto a mancare.
La tua passione per la scrittura risale a te bambina, ma come l’hai tenuta viva in tutti questi anni? Scrivendo diari, un’infinità di diari! Ne ho più di venti a casa, che conservo ancora oggi e guai a chi me li tocca! Mi piaceva anche solo descrivere il paesaggio che vedevo in una fotografia. Poi iniziai a scrivere quello che accadeva durante le mie giornate adolescenziali, fino ad arrivare a pensieri e poesie. A ventiquattro anni sono diventata giornalista, ma poi questa professione ha iniziato a starmi stretta, e così ho trovato il coraggio per scrivere la mia prima storia, e poi un’altra, e un’altra ancora, e ora non riesco più a fermarmi.
Quando scrivi hai già in mente nel dettaglio trame e personaggi, oppure ti lasci prendere dalla narrazione durante la stesura? Mi faccio prendere, mi lascio trasportare. So che molte scuole di scrittura creativa impongono ai loro allievi di stilare schede dei personaggi, delle trame. Dicono che devono sapere tutto del proprio protagonista ancor prima di iniziare la stesura, ma per me non è così. Ho un’idea iniziale, certo, so già come dovrà essere il mio protagonista, ma poi voglio che viva di vita propria mentre scrivo, voglio che mi parli, che faccia cose che neanche io all’inizio mi sarei aspettata. Voglio che sia capace di far emozionare me per prima, e per farlo deve sapermi stupire. Insomma, la sensazione è che siano i miei personaggi a scrivere di sé e non io di loro.
Hai anche una passione che è un lavoro, ovvero lo Yoga? Come è nato il tuo progetto “VibrazioniYoga”? È nato dopo aver passato anni da allieva, dopo aver conseguito un diploma come insegnante, e perché quando incontri lo yoga e la meditazione, capisci subito quanto ti fanno stare bene mentalmente e fisicamente, e vuoi che lo scoprano anche gli altri, per questo ho iniziato a insegnare. Però ho un approccio molto occidentale e laico. Penso che forse solo in India sia rimasto qualcosa dello yoga ortodosso di un tempo, ma ho dei dubbi anche su questo.
Con Vibrazioni Yoga ti occupi anche di volontariato. Sì da quest’anno , con VibrazioniYoga, ho dato vita al progetto “Meditariato: meditazione e volontariato alla Casa dell’Accoglienza Enzo Jannacci”, in collaborazione con il Comune di Milano. L’obiettivo è quello di realizzare degli incontri di meditazione in forma di volontariato, cui partecipano insegnanti di yoga, meditazione, mindfulness, e operatori di campane tibetane certificati, che vogliono offrire il loro tempo agli ospiti della Casa dell’Accoglienza. Mi dà energia e gioia vedere come persone che vivono ai margini e che spesso non sono ascoltate, riescano, grazie alla meditazione, allo yoga e ai nostri incontri, a gestire un pochino meglio i momenti difficili della loro vita.
Ci descrivi una tua giornata tipo? Mi sveglio alle dieci, perché non sono mai stata mattiniera, faccio colazione, mi preparo, e dal lunedì al venerdì vado in un coworking non distante da dove abito, perché lavorare da casa non mi piace. Io sono una che riesce a rimanere chiusa in casa tutto il giorno solo se ha quaranta di febbre.
La mattinata la trascorro in parte a gestire la posta, i social, i miei siti, tra cui il progetto VibrazioniYoga, che comprende anche l’organizzazione di ritiri nel deserto, un progetto di volontariato, e tante altre cose. Poi comincio a scrivere. All’ora di pranzo vado a mangiare, sempre in compagnia di un buon libro. Verso le due ricomincio a scrivere il mio romanzo, finché non arrivano le diciotto. Torno a casa, leggo, pratico yoga o tengo delle lezioni, e poi mio marito prepara la cena perché io non so cucinare. Ci guardiamo un film, andiamo a letto, e passo almeno un’ora a leggere, ed è per questo che poi mi addormento sempre alle due di notte!
Alla fine la vita dello scrittore è una vita d’ufficio. Ci vuole molta disciplina e impegno, e questa cosa pochi la capiscono. Molti pensano che gli artisti siano colti improvvisamente da un’illuminazione e poi non facciano più niente tutto il giorno, ma non è così. Mio marito, che è un pittore, è peggio di me! Passa quasi ogni mattina, pomeriggio, sera, weekend a dipingere, e se non dipinge pensa alla pittura. C’è tantissimo lavoro dietro ogni opera d’arte, che si tratti di un libro, di un quadro o di un disco.
Poi però troviamo sempre il tempo anche per viaggiare, uscire, vedere gli amici, ci tengo a dirlo, altrimenti sembriamo degli automi!
Il fatto che tuo marito sia un artista ti aiuta nel tuo stile di vita e nel tuo lavoro? Moltissimo, c’è un scambio e un sostento reciproco, c’è comprensione e condivisione dei nostri progetti. Mio marito è il mio primo editor, il suo parere è per me fondamentale.
Oltre a scrivere leggi molto, cosa in particolare? La lettura è fondamentale nella mia vita, ma credo in quella di ogni scrittore. Io leggo spesso anche 3 libri in contemporanea, sono una lettrice onnivora. Non ho un libro del cuore, ma due autori del cuore: Dostoevskij e la Fallaci.
Sei un’ amante dei viaggi? Quale ti è rimasto più nel cuore? Io e mio marito viaggiamo sempre e molto, amiamo i grandi viaggi. Difficile trovare IL viaggio del cuore, direi però quello in Namibia di due anni fa. L’Africa ha qualche cosa di magico, di unico, e il contatto con terre desolate, in una area poco popolata mi ha toccata nel profondo.
Intervista per La Voce dei Navigli
Leggi l’intervista sul blog di Elena Sassi Sottolineando.it