Lankenauta: “Il silenzio di ieri”, una coraggiosa lezione di vita
In forma di diario-lettera al marito prematuramente scomparso, Virginia, la protagonista, si racconta e racconta al suo uomo che ne è di lei dal momento in cui è rimasta sola. Giornate di grande vuoto interiore ed esteriore (il silenzio, appunto) lasciano gradatamente spazio fisico e mentale a una dimensione di vita completamente nuova. Ci vuole tempo per elaborare un lutto, accettare una perdita, far diventare parte integrante dell’oggi ciò che ha rivestito molto del nostro vissuto precedente. La morte di una persona cara è un passaggio che chiede un riassetto dell’esistenza, la novità sconvolgente dell’essere rimasti soli diventa un punto cruciale della quotidianità dimezzata e orfana.
Un tempo le grandi famiglie, per quanto le relazioni potessero essere complicate da gelosie, spazi di condivisione troppo stretti e costrizioni economiche, venivano in soccorso ai loro membri in momenti del genere. Oggi le vite separate in fretta per lavoro, per scelta, per desiderio (anche giusto) di autonomia dagli affetti della famiglia di origine, l’incapacità di relazioni vere dopo l’età scolastica, soprattutto nei contesti metropolitani, e, non ultima, una considerazione della morte totalmente dis-umana (la morte di fatto è stata bandita dall’immaginario collettivo), mettono tutti nella condizione di dover affrontare la separazione di un convivente nella prospettiva della più totale solitudine.